Sia nel caso della costruzione che della ristrutturazione di un immobile è abbastanza facile intuire come serva rispettare tutte le varie normative in vigore, sia quelle emanate a livello nazionale che quelle invece stabilite a livello regionale e locale.
Difformità rispetto alle normative
Il problema principale è che se l’immobile che viene realizzato non è in linea con quanto prevedono tali norme, allora si è protagonisti di un abuso edilizio. Come si può sapere se si sta realizzando un abuso edilizio o meno? È necessario fare riferimento alle regole che vengono stabilite dal piano regolatore. È lo strumento destinato all’individuazione delle aree edificabili e quelle, in cui, invece, non si può costruire nulla. Prima di cominciare qualsiasi tipo di lavoro è necessario produrre adeguata documentazione alla PA di riferimento, che in questo caso è quella di prossimità, ovvero il Comune.
Di conseguenza, prima di prendere il via con la realizzazione di un edificio o con la sua ristrutturazione, è fondamentale aver provveduto ai seguenti adempimenti. In primo luogo, avere inviato la richiesta di autorizzazione oppure una comunicazione di inizio lavori o aver presentato la SCIA. Se si procede con i lavori in difformità rispetto a quanto autorizzato, è chiaro che si realizza comunque un abuso edilizio.
Come difendersi in giudizio
Nel caso in cui si venga incolpati di aver realizzato un abuso edilizio, la prima cosa da fare è quella di rivolgersi a un buon avvocato. Nello specifico, è fondamentale affidarsi a dei veri e propri professionisti del settore, come ad esempio uno studio penalista a Roma, che ha una notevole esperienza e competenza in casi del genere. Non tutti gli abusi edilizi, infatti, possono essere oggetto di una sanatoria. Si tratta, inevitabilmente, di situazioni molto delicate e complesse, per cui è necessario avere il supporto di un professionista esperto, ovvero un avvocato penalista specializzato in abusi edilizi.
Abusi edilizi che diventano reati
Gli abusi nell’ambito edilizio possono chiaramente avere dei riflessi anche dal punto di vista penalistico e, di conseguenza, possono integrare i presupposti di un reato. È il testo unico edilizia, ovvero il DPR 380 del 2001. Tale normativa mette in evidenza come, tranne nel caso in cui il fatto rappresenti un reato più grave e senza dimenticare anche le sanzioni di natura amministrativa, integra la fattispecie di reato la mancata osservanza di norme, ma anche prescrizioni e modalità di esecuzione previste e individuate dal medesimo corpo normativo, così come dai vari regolamenti edilizi e strumenti urbanistici, oltre che dal permesso di costruire. Si può arrivare a pagare un’ammenda fino a oltre 20 mila euro.
Le varie attività edilizie che sono state portate a termine in difformità, oppure anche senza aver ottenuto il permesso, senza dare alcun riguardo all’ordine di sospensione che è sopraggiunto nel frattempo anche dalla specifica autorità che ne ha la competenza, può comportare una fattispecie di reato che prevede l’arresto fino a due anni e un’ammenda che può spingersi anche fino a oltre 100 mila euro.
Da notare come tutti questi fatti di reato possono riguardare non solamente il proprietario che è il committente di tali opere, ma anche la figura che è stata nominata come direttore dei lavori abusivi, così come l’imprenditore edile che ha provveduto all’esecuzione, o anche solo al perfezionamento, degli stessi.
Attenzione, però, dal momento che non incorre in alcuna fattispecie che integra un reato penale, invece, il soggetto che ha acquisito la proprietà dell’immobile oggetto dell’abuso edilizio solo una volta terminata l’attività incriminata, sia attraverso un atto di compravendita che mediante una successione di carattere ereditario. Sarà, in ogni caso, pur sempre soggetto alle specifiche sanzioni amministrative legate alla rilevazione dell’abuso edilizio e dovrà pagare di tasca propria tutti i lavori di demolizione o di ripristino dell’immobile.